Blog della specie

Scrive Riccardo…

  • 13 Maggio 2016

Prologo: il titolo sembra tirato fuori da un vecchio vinile della PFM..ma tant’è; del resto poi a guardare bene siamo in tema. La Ritmo appartiene a quegli anni. La Ritmo che piace a noi è quella degli anni del cosiddetto “riflusso” (da non confondere con il ben più antipatico “reflusso”): il quadrienno 1978/82. Gli anni che ci hanno reso moderni, a detta di alcuni. Per me che non li ho vissuti direttamente ma li ho solo potuti sentire raccontare, gli anni che hanno segnato il canto del cigno di un periodo di “innocenza sociale” e di “illusione” e l’inizio dell’epoca che stiamo ancora vivendo, individualista a e disimpegnata. La Ritmo è testimone anche di questo. È  un trait d’union; è la capostipite di un certo modo di costruire le automobili, è indubbiamente moderna ed al tempo stesso invecchia in fretta durante gli anni 80, come se la lezione data con il suo arrivo nel 1978 fosse presto stata assimilata. Moderna ed al tempo stesso presto superata come se improvvisamente nel 1982 il mondo fosse già cambiato. E non a caso la Fiat la rifà: più brutta e più anonima, in sintonia con gli anni 80 però, barocca, ma tecnicamente migliore come a suggellare la fine di un quadriennio irripetibile.

Fiat Ritmo 60CL

Dice: “la Ritmo per te è come la Delorean di Ritorno al Futuro”.. Beh circa. Forse è qualcosa di più e di diverso. La Ritmo l’ho vissuta da bambino. Era l’unica macchina di famiglia e tanti sono i ricordi legati a lei. Il mondo osservato dalla prospettiva di un bambino è diverso. tutto viene guardato dal basso all’alto.e quindi quando mio padre apriva la portadel garage io salutavo questa macchina azzurra che a me sembrava grandissima. E mio papà faceva la voce della macchina che mi salutava, tutti isabati mattina per andare a scuola. Durante la settimana la Ritmo andava via alla mattina presto. Col sole e con la nebbia, con i suoi fendinebbia gialli montati sotto il paraurti. La Ritmo è il primo giorno di scuola aggrappato al sedile perchè non volevo che finisse la pacchia e a scuola non ci volevo proprio andare. La Ritmo per me sono le gite alla domenica, sono il salto immancabile su quel ponticello che c’è ancora su una strada di campagna per andare a casa dei nonni o sul passaggio a livello, oggi soppiantato da un moderno sottopasso spesso allagato, sono i viaggi legati sul seggiolino Britax verso il mare. La Ritmo è quella volta che per la festa del papà volevo assolutamente comprare quell’orologio con le lucette rosse che per me era bellissimo (Vegliaflash). La Ritmo è la chiazza d’olio davanti al garage, ancora presente oggi a distanza di 27 anni dalla sua rottamazione. La Ritmo per me sono anche le ruote che sembrano gli occhi del panda, nel mio immaginario di bambino. Il posacenere pieno di cicche. Le Pirell P4. La scatola di latta sotto il sedile di guida sfondato. La nostra azzurro 400 fu rottamata in cambio di una Tipo DGT nuova nel 1989. Ricordo quando mio padre la portò in concessionaria per ritirare la macchina nuova. Ero triste, era mia amica.

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Da allora ho cullato l’idea di ricomperarmene una. E appena ho potuto l’ho fatto. Di Ritmo ne ho avute due. Una Targa Oro del 1980, colore bronzo metallizzato. Presa da un contadino di Piacenza. Massacrata di carrozzeria, piena di buchi, ma generosa, perfetta all’interno. L’ho rimessa a nuovo e poi vuoi per ignoranza vuoi per il momento no, l’ho venduta. E me ne sono pentito. La seconda l’ho ritirata sabato scorso. Ma è speciale. È 1100, è azzurro 400, è del marzo 1980. Come quella di famiglia.Fa strano non salirci dietro, strano dejavu, ombra della gioventù, come direbbe Guccini. Fa strano guidarla. Fa strano poter vedere il tetto della macchina stando in piedi. Per il resto il tempo sembra essersi fermato. Allora la Ritmo diventa Discoring condotto da Awanagana. Diventa un film con Pozzetto o con Pippo Franco. Diventa l’immancabile tizio che ti ferma e ti dice: “questa l’aveva anche mio zio”. A chi non è capitato? Penso che quello che ci spinge a impegnarci per queste “vecchie carrette” sia proprio questo: sono piccole macchine del tempo. Ok non avranno il “flusso canalizzatore” ma ci trasportano indietro, quando sicuramente eravamo più spensierati, felici. Testimone di un mondo più semplice, popolato da auto colorate, con un anima. Del resto siamo tutti in cerca di un po’ di felicità no?